27 novembre 2012

Di foto smarrite, di altre ritrovate. E, soprattutto, di profonda amicizia.

Di foto, nella mia vita, a pensarci bene ne ho smarrite non poche, per diversi motivi. Foto regalate nell'entusiasmo del momento senza prima preoccuparmi di averne ancora i negativi, foto smarrite in traslochi, foto sottratte, scambiate, dimenticate in rullini mai sviluppati. E poi le foto rovinate da una tazza di caffè, da una caduta in acqua, da un ricordo da non ricordare più.  
Poi le foto digitali. Da scaricare su pc condivisi che non sono mai stati del tutto miei, da conservare in qualche cartella, ma senza troppa importanza perché, ho capito di recente, la carta per me è importante, uno schermo meno. Meno importante chissà perché, visto che negli ultimi due anni, quasi, attraverso questo blog, è proprio a uno schermo e una tastiera a cui affido le immagini, le storie, i sapori di una vita. 
E, come dicevamo, il fatto che un click mi abbia portato a perdere  tanto lavoro fotografico, mi ha fatto riflettere. Anzi, mi ha lasciato come un'amante lasciata all'improvviso, da uno a cui non mi ero mai presa la briga di dire "ti amo". 
In questi giorni mi sono rimessa al lavoro e, se mi sono fatta attendere, è perché ho un computer che lavora a manovella, perché ho dovuto prendermi del tempo per vivermi l'accaduto e poi perché stavo cercando di capire come volessi la nuova intestazione. 
In tutto ciò, sono anche stata a Londra a festeggiare il compleanno del mio amore in carne, ossa e occhi azzurri e, credetemi, non ho ancora avuto il tempo di scaricare le foto del viaggio (che voglio proporvi al più presto, insieme a un po' di storie culinarie!).
Allora, in mezzo alle tante foto smarrite, mi è venuto in mente che, da qualche mese, ovvero in tempi non sospetti, avevo voglia di raccontarvi la storia di una foto ritrovata.







































Quella che vedete qui sono io. Negli anni '70. E la foto che mi sono preoccupata finalmente di scansionare e, quindi, di preservare, io l'avevo persa l'anno scorso...
Girava per casa e ci piaceva, a me e Tonino, averla sotto gli occhi. Insomma, in realtà l'avevo regalata a Tonino e lui ce l'aveva sul suo comodino e un po' per casa. A me, che in genere sono più ordinata di un'archivista, piaceva che in fondo fosse così.
A un certo punto la foto girovaga viene meno. Cioè, mi accorgo che da un po' non mi capitava tra le mani, fino a che realizzo che in realtà ce l'eravamo persa.
Quest'estate, dopo circa un anno, torniamo da una giornata di mare e troviamo nella cassetta della posta una lettera da Camerino.
???
Tonino la apre (era indirizzata a lui), estrae un foglio scritto a mano e, nell'aprirlo, ne cade una foto. La mia, questa che non si trovava più. Dopo un attimo di 'smarrimento' e sorpresa, leggiamo e capiamo quello che era successo.
Da un paio di anni, Tonino raccoglie libri tra amici, parenti e conoscenti, ne fa un bel pacco (anzi, spesso, grazie alla generosità delle persone, anche più di uno) e lo spedisce al carcere di Ascoli Piceno, in dono per i detenuti. La direttrice di questo carcere è stata infatti subito molto disponibile nell'accettare la sua proposta e si preoccupa di smistarli anche al carcere di Camerino. 
Bene, la mia foto era andata a finire in un libro, "Leggero il passo sui tatami", che proprio un mese prima era stato inviato al carcere insieme a tanti altri. Un detenuto l'aveva letto e, nel trovare la foto, si è preoccupato di rispedircela, col pensiero del valore affettivo che potesse avere. 
La sua lettera e il suo gesto ci hanno subito parlato di una persona dal cuore profondo e da allora sia io che Tonino cerchiamo di avere un contatto con lui: gli scriviamo lettere su fogli di carta, riceviamo le sue, cariche di umanità e riflessioni.
R. per me è il contatto con un mondo a cui non avevo mai veramente pensato, se non negli atti di denuncia, di cui uno proprio di pochi giorni fa, da parte dell'associazione Antigone, del nostro sistema carcerario. Ma R. per me non è solo una persona che sta vivendo un'esperienza tra le più dure che la vita possa riservare. E' anche un amico, una persona che mostra per prima il suo cuore, che fa il primo passo e che si preoccupa per me.
Io gli sono profondamente grata. Per avermi fatto ritrovare la foto di me bambina, per il suo cuore, per l'opportunità che mi offre di scrivere su un pezzo di carta che lui conserva e rilegge, che io conservo e rileggo. Per il fatto di accettare entrambi la nostra amicizia, capaci di non giudicarci.

E sono profondamente grata anche a tutte le persone che aspettavano queste mie semplici righe, che mi hanno scritto e mi hanno colmato le insicurezze e i vuoti.

E in ultimo, ma non meno importante, sono profondamente grata a Maurizio, amico e sostenitore di questo spazio un po' strampalato, che mi ha offerto il suo tempo e la sua bravura per riprogettare l'intestazione del blog. Spero presto, non vedo l'ora anche io, vedrete il risultato del nostro lavoro. 
Che poi, ve lo confesso, il pensiero che il blog diventi ancora di più l'insieme di una condivisione, dei miei post, dei vostri stupendi commenti, dei contributi grafici degli amici, mi piace troppo, troppo...


10 novembre 2012

Avviso ai naviganti.

Cari e care, per qualche ora ho temuto che questo blog, il lavoro, la passione di quasi due anni fossero andati perduti in un click. Chi sta passando di qui da ieri non ha trovato praticamente più nulla di tutto quello che era la parte grafica. Niente più foto né disegni né banner dell'intestazione.
Questo a causa del fatto che mi è venuta voglia di diventare un po' meno difficile nei confronti di tutti quegli strumenti che in rete ci permettono di 'socializzare', ovvero condividere il nostro lavoro. Ho creato infatti un mio semplice profilo su Google+. All'interno di questo profilo mi sono apparsi automaticamente degli album.  Tra questi, uno che conteneva oltre 500 foto, una specie di storico di tutte le immagini viste e selezionate in rete. In più, scorrendo, sempre nello stesso album, anche foto e banner del blog. Mi son detta che non me ne sarei fatta nulla in quello spazio di un simile archivio e in un click ho eliminato questo album.
Sarà la mia ingenuità, ignoranza, mancanza di familiarità, ma mai e poi mai avrei immaginato che un'azione compiuta su google+ avrebbe potuto cancellare tutto, proprio tutto del mio blog, su blogspot. Io sono inesperta, ma francamente mi sembra assurdo che non sia comparso un avviso. E non solo: non esiste un cestino! Nè su google nè su picasa, un cestino che permetta di recuperare e ripristinare gli elementi erroneamente cancellati...
E per dirvela tutta, il danno per cui ho visto tutto andare in cenere è legato anche al fatto che ogni foto scelta per la pubblicazione io non l'ho mai conservata in nessun altra cartella. Per me era questo lo spazio in cui conservare foto, ricette e pensieri. Avere una cartella che contenesse immagini di patate e melanzane non m'è mai passato per la testa, e, anzi, mi sembrava che in quelle foto non ci fosse nulla di affettivo. Le ho sempre trovate pure bruttine, per cui, niente di prezioso.
Invece ora mi rendo conto di non aver valorizzato il mio impegno, di non aver riconosciuto una loro bellezza e dignità ad immagini su cui ho speso tempo e amore, solo perché non le consideravo all'altezza delle belle foto che vedo nei miei blog del cuore.
A dirvela tutta, non mi va neanche troppo di stare a trarre la morale e fare buoni propositi per il futuro. E' successo questo proprio nel momento in cui stavo cominciando a fare dei passi per  crescere e quindi non mi va per niente di fermarmi. 
Sono riuscita a recuperare delle foto su google immagini, digitando il nome del mio blog. Rimarranno in rete ancora per poco, quindi le ho salvate e sto riaggiornando ogni post. Non è però possibile cambiarne la dimensione, vengono sgranate, quindi ora mi devo accontentare di averle piccole. Tranne quelle poche che avevo sul telefono, che ho ripubblicato invece senza difficoltà.
Beh, è sabato sera e sono a casa da sola a rimediare ai miei pasticci. Stavo per piangere prima. Ma allo stesso tempo mi sento come se avessi capito di amare tanto qualcosa proprio nel momento in cui ho avuto paura di perderla per sempre. E questo è anche incredibilmente romantico.

7 novembre 2012

Passatina di ceci, quella buona mangiata a Monti.



Accade a volte che da questo diario, intimo e condiviso allo stesso tempo, si esca fuori, nel mondo reale, a incontrare persone. Accade che si stringano amicizie e che certi luoghi della città diventino uno spazio per condividere sentimenti.
E' così che un sabato mattina di settembre mi sono trovata a passeggiare a Monti, rione storico di Roma, per incontrare Serena, la signorina pici e castagne.
C'era ancora caldo e in Via Urbana poche persone. Vedermela davanti è stato come incontrare l'amica di banco del liceo: una persona che mi sembrava di conoscere da tempo, un accento toscano immaginato che si rivela vero appena ci salutiamo. E un sorriso che gli illumina tutto il viso, sbarazzino coi capelli corti.
Ho scoperto di avere di fronte una ragazza piena di amore per le cose belle e buone e una gran conoscitrice di questa città che è ancora tanto inesplorata per me. Del resto mi ha invitata a mangiare in un posto che mi ha fatto sentire piena di stupore. Lì abbiamo potuto curiosare e parlare e gironzolare tra piante aromatiche, attrezzi da giardino, oggetti dei desideri e spezie e sali. Il posto si chiama Aromaticus e Serena ha fatto molte belle foto che potete vedere nella sua pagina dedicata al nostro incontro. 
Abbiamo anche mangiato, of course! Io non potevo non replicare ai miei fornelli una delle cosette speciali che preparano lì: una passatina di ceci arricchita con pomodorini secchi ( e a casa ne ho un barattolo regalato dalla mamma di Tonino, fatti da lei quest'estate al sole di Calabria), pancetta croccante e triangoli di pane carasau fritto.
Dovendola condivedere con un vegetariano, in quella di casa è sparita la pancetta croccante (sob, grande inconsolabile perdita) e ho sostiuito il pane carasau con tortillas di mais, così abbiamo eliminato pure il glutine (ma dove mi porteranno, questi salutisti??).
E per dirla tutta, mi sono pure decisa a pubblicarla su invito del mio amico Giuliano, che giustamente m'ha fatto notare che su queste pagine spuntano solo carboidrati! 
A proposito, sono molto felice in questo periodo del fatto che molti miei amici mi abbiano 'scoperta', visto che la mia timidezza mi porta pure a non parlare quasi mai del blog, pensando che non importi a nessuno! Grazie amici cari...:)


ingredienti
450 g di ceci già bolliti
1 patata (facoltativa)
mezzo litro di brodo vegetale
8-10 pomodorini secchi
una tortillas di mais ( o piadina, o pane carasau)
sale
olio e.v.o. + olio di mais se si vuole friggere la tortillas

Cuocere a fuoco lento i ceci e, se si vuole, una patata tagliata in pezzi in mezzo litro di brodo vegetale e un po' di sale. Quando il brodo sarà quasi asciutto (circa 20 minuti), togliere dal fuoco e passare al minipimer. Condire con un filo di olio a crudo e versare nelle ciotole. Aggiungere i pomodorini  secchi tagliati a metà e la tortillas tagliata in triangoli. Se si vuole, si possono friggere i triangoli per pochi secondi in olio di mais prima di finire in ciotola.

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